Teatro

A Milano la Baby Gang "mandata" da Paolo Rossi

A Milano la Baby Gang "mandata" da Paolo Rossi

E' iniziata l'anno scorso con Federico Garcia Lorca la trilogia che la compagnia Baby Gang ha deciso di dedicare agli autori spagnoli. Ora "La casa di Bernarda", che ha debuttato lo scorso anno, sbarca al Teatro dell'Arte di Milano dal 7 al 10 marzo. Poche repliche per conoscere una realtà giovane e interessante, guidata dall'attrice, regista e drammaturga spagnola Carolina de la Calle Casanova che da quattro anni collabora con Paolo Rossi. Ispirato a “La casa di Bernarda Alba” di Lorca, lo spettacolo - vincitore del Premio Speciale Giuria dei giovani al concorso di Moncalvo - vede in scena oltre alla stessa Casanova, Enzo Mirone, Fiammetta Olivieri, Valentina Picello e Valentina Scuderi. Protagoniste di questa "storia senza finale" sono Madre Bernarda, Nonna Medina, le figlie Martirio e Razia. Per un uomo tutto verrà messo in discussione e nulla sarà più come prima... Alla vigilia del debutto al Crt, Carolina de la Calle Casanova ci ha parlato dello spettacolo, di Baby Gang e della collaborazione con Paolo Rossi. Mi parli di Baby Gang? Nasciamo nel 2002, molti di noi sono ex-allievi della Paolo Grassi di Milano, dove io ho frequentato il corso di drammaturgia. Da cinque anni autoproduciamo i nostri spettacoli. In tutto, fra attori e registi, siamo ventuno. Come hai lavorato su "La casa di Bernarda"? Rispetto al testo originale, ho modificato il personaggio della nonna. Poi ho cambiato il finale tragico di Lorca. Nel mio c'è, spero, più spazio per la speranza e la possibilità delle donne di poter scegliere. Quando è iniziata la tua collaborazione con Paolo Rossi? Quattro anni fa, per lui faccio l'assistente alla regia e collaboro ai testi. Com'è lavorare con lui? E' molto generoso, si è interessato ai lavori della compagnia e spesso viene alle prove. Il rapporto con Paolo è nato molto spontaneamente, per lui è molto importante appoggiare realtà, diciamo "esordienti" come siamo noi. La cosa più importante che ti ha insegnato? A non prendermi troppo sul serio e a lavorare divertendomi, cosa che lui fa sempre. Come vedi la realtà teatrale italiana? Prevalgono le compagnie stabili, non vedo attenzione ai giovani che purtroppo non solo non hanno appoggi economici ma non hanno nemmeno più maestri ai quali rifarsi. E' vero che esistono molte rassegne, ma le compagnie giovani fanno molta fatica, perché i festival non ti scelgono se non hai già un tuo percorso consolidato, le istituzioni tendono a scegliere chi ha già visibilità. E del teatro di narrazione cosa pensi? Ci sono dietro anche motivi economici dietro alla moda del teatro sociale e di narrazione. E' ovvio che un solo attore in scena con due punti luce costa meno di una compagnia. C'è qualche maestro del teatro a cui ti ispiri? Forse Brecht, nel senso che per noi le storie stanno al primo posto. Vorremmo raccontare delle storie non a un pubblico di nicchia ma, possibilmente, anche al macellaio e al panettiere... Prossimi progetti con Paolo Rossi? A maggio saremo al Piccolo con "I Giocatori" tratto da Dostojevski con attori di Baby Gang e Pupkin Kabarett di Trieste. Cosa pensi dell'inedito di Rino Gaetano che ha presentato a Sanremo? E' un pezzo divertente e molto attuale e lui lo fa con il cuore. E' stato un regalo per Paolo, non poteva che essere lui a cantare quella canzone... Intervista a cura del tgcom